Parliamo di una comunità che si preoccupa di conservare, tutelare, garantire nel modo migliore gli ultimi anni (o attimi) di vita delle sue persone più anziane, offrendo loro l’opportunità di vivere in una Casa di riposo costruita appena fuori dal centro urbano, ai piedi della collina. Persone rimaste sole o malate, ma ancora di fondamentale importanza perché portatrici di una memoria collettiva, costitutiva la comunità stessa. Una comunità che ha pensato utile affiancare, anche se solo simbolicamente, quelle persone anziane ai bambini, che sono l’unica realtà possibile affinché si realizzi il futuro. Ai piedi di quella stessa collina ha costruito infatti anche una scuola dove l’apprendimento sarà la garanzia di quel futuro. Una terra, quella di questa collina, che dovrebbe saper raccogliere la memoria dei più anziani e trasformarla in conoscenza per i più giovani; una terra, che Fabio Boni definisce come “natura che accoglie”, e che ci mostra utilizzando lo stesso approccio con cui ritrae le persone. Inquadrature verticali, che forzano il più comune sguardo oculare, che normalmente è orizzontale, quasi a ribadire che si sta parlando di un’osservazione riflessiva quindi concettuale, di secondo livello. Prerogativa questa, che insieme all’idea che si sta parlando di costruzioni operate dal fotografo e non di una oggettività; che si tratta di un approccio rigorosamente creativo, che non offre risposte, ma che si interroga sulle questioni poste all’attenzione, è una caratteristica fondamentale delle comunicazioni artistiche tra cui questo lavoro di Fabio Boni si configura.
Marco Vincenzi
Inkjet Prints cm. 61x88, edizione di 5