La Misura del Tempo, 2003

Le immagini di Fabio Boni, più di quelle di altri autori, non muovono in me una riflessione sulla fotografia, ma costituiscono il tramite per una riflessione sulla natura umana. Il suo sguardo va oltre; la fotografia non è solamente la costante ricerca della definizione di un linguaggio coerente al senso, ma rappresenta la necessità di osservare l’uomo, lui sì, unità di misura del mondo.

Credo che occorra una capacità speciale per ‘vedere’ l’altro, molto diversa dal più semplice esercizio di guardare; qualcosa che ha a che fare con l’assenza di pregiudizio, con la capacità di riconoscere in ciascuno il valore profondo della sua unicità.

Mara Campana

 

Beata la bontà senza clamore, senza declamazione, dentro a una cittadinanza contadina, a una contadinanza.

Beate le mani impastate di farina o d’olio grasso, le mani millenarie, il rombo dei motori la domenica mattina, l’odore di gatto, di zolle sporche di radici, di camicie stirate a fresco, di pavimenti tirati a lucido; l’odore di sorrisi a pirata, di ripostigli, di nascondigli, di muffa da sonnecchiare, di tegami. L’odore dell’odore. Ventosa impermanenza, luccicanza.

Beata ricomincianza dei primordi.

Agli occhi di Fabio.

Alla bellezza fatta di commozione.

Al sentimento della normalità.

Paola Goretti

 C – print, cm 30×38, edizione di 9